giovedì 28 febbraio 2008

Un silenzio imbarazzato

Capodanno è tempo di consuntivi e di previsioni. Esperti in molti campi, ospitati sui giornali e nelle televisioni, si cimentano in pronostici su ciò che ci porterà il nuovo anno e commentano gli eventi dell’anno appena trascorso. Non solo politologi, diplomatici, strateghi, vaticanisti, sinologi, americanisti, islamisti, ecc., alimentano il dibattito, ma grande ascolto è prestato a maghi e astrologi. Anzi, atteso con trepidazione è il primo oroscopo dell’anno: sicuramente la pagina più letta in assoluto. Quanto poi si realizzi di ciò che è stato previsto è tutt’altro discorso. Ormai sappiamo per esperienza che gli avvenimenti futuri si prestano molto male non solo ad essere previsti ma persino ad essere immaginati. Certo l’uomo è inquieto, è insoddisfatto della propria condizione, soffre. I botti di Capodanno sono pistolettate simboliche indirizzate alla sorte per quel che gli ha riservato nell’anno appena trascorso, ed una specie di messa in guardia, una dichiarazione d’indisponibilità ad accettare passivamente quel che l’aspetta nel nuovo anno. Per questo stato d’ansia e di malessere egli non può evitare d’interrogarsi sul proprio futuro. Il cardinale Godfried Danneels rileva che l’uomo contemporaneo vive il paradosso di percepire con difficoltà l’invisibile e, al contempo, di nutrire “interesse per tutto ciò che si trova al di là dell’orizzonte, al di là del sensibile, del razionale… l’escatologia cristiana sembra dimenticata e persino ingannevole, ma non vi è mai stata una simile sete di un mondo migliore e un così grande bisogno di speranza”. Quello appena trascorso è stato il secolo delle utopie più promettenti. Gli uomini hanno creduto d’essere sul punto di darsi un governo giusto e, grazie alla rivoluzione scientifica e tecnologica, di risolvere tutti i loro problemi. In altri termini hanno pensato di costruirsi un paradiso senza Dio. Grazie alle conquiste della medicina, allungandosi l’aspettativa di vita, si è persino pensato di dare risposta al problema della morte. Alla prova dei fatti tutte queste aspettative sono andate deluse o, comunque, si sono molto ridimensionate. È come se, entrati nel nuovo millennio, ci si sia risvegliati da un sogno. D’improvviso la prospettiva atea, che riteneva l’attuale realtà sufficiente a dare gioia e senso alla vita, ha perso consistenza. La nostra società nel complesso continua ad essere scettica ed edonista, ma procede come per inerzia; ha perso ideali e prospettive. E questa indifendibilità delle cose “penultime” comincia a restituire interesse per le cose ultime. Così l’uomo del nostro tempo si ritrova stranamente religioso. Dico stranamente, perché soprattutto si rivolge a forme primitive di fede quali possono essere l’astrologia, la magia, l’esoterismo, i culti orientali o l’onnicomprensiva New Age. Per questo trend anche la Cristianità ha le sue responsabilità. Essa infatti, in un contesto materialista, ha rarefatto quasi con senso d’imbarazzo la predicazione delle realtà ultime. Eppure l’escatologia, cioè il tema sulla destinazione finale dell’uomo e della storia umana, è un aspetto insopprimibile del messaggio cristiano e biblico in generale. Ricordate il sogno della statua, di re Nabucodonosor? L’orgoglioso sovrano aveva fatto un sogno impressionante che aveva subito dimenticato. Diede allora ordine agli esperti di corte di rammentarglielo e di rivelargliene il significato, altrimenti sarebbero stati tutti giustiziati. Gli esperti furono costernati alla notizia ma la pretesa del re, a ben pensarci, non era poi così irragionevole. Questi presunti esperti erano onorati e lautamente mantenuti dal tesoro reale perché affermavano di poter far luce sulle cose occulte e predire l’avvenire: che pertanto facessero il loro dovere! Ci pensò allora il profeta Daniele a fare chiarezza; l’unico saggio di corte in grado di soddisfare la richiesta del re. E gliene premise pure il motivo: “Maestà, nessun saggio, nessun mago, nessun indovino, nessun incantatore potrà svelarti il mistero del sogno. Ma c'è in cielo un Dio che svela i misteri. Ed è lui che fa conoscere a te, re Nabucodonosor, il futuro” (Dn 2,27-28). Quindi Daniele rammentò al monarca babilonese il sogno della statua e ne spiegò il significato attinente alla storia del governo umano sino alla fine dei tempi. Solo Dio può sollevare il velo che cela gli eventi futuri, e lo fa nella misura in cui sia utile a rafforzare la fede e la speranza dei suoi figli. Tali rivelazioni sono definite dall’apostolo Pietro opportune “come una lampada che brilla in un luogo oscuro”, cioè, come una luce sufficiente a illuminare il sentiero notturno percorso dalla Chiesa, fino al giorno vero, illuminato dal ritorno in gloria di Gesù. Per cui tali pillole di futuro non possono essere considerate un optional, “e voi farete bene a considerarle con attenzione” (2 Pt 1,19). Se lo studio e la predicazione delle realtà ultime vengono trascurati, poi non dobbiamo stupirci quando altri parlano, spesso a sproposito, approfittando del vuoto da noi lasciato. Mi riferisco ai ciarlatani dell’esoterismo che illudono la gente con pronostici suggestivi ma inconsistenti. Ci sono poi gli esperti veri in varie discipline serie che, interrogati sui problemi che affliggono l’umanità, dipingono un futuro a tinte fosche. I demografi ci ricordano che la popolazione mondiale ha raggiunto quota 6,6 miliardi. Eravamo 250 milioni quando fu scritta l’Apocalisse e ancora 625 milioni nel 1700. Saremo 8 miliardi nel 2025. Di contro le risorse della terra diminuiscono e, in certi casi, si avviano ad esaurirsi. I climatologi sono preoccupati per il riscaldamento dell’atmosfera dovuto all’effetto serra. Già adesso sono in atto eventi meteorologici e climatici estremi: maxicicloni, inondazioni, ondate di calore, desertificazione dei territori, e l’umanità è già oggi a rischio di malattie infettive, fame, colpi di calore. Gli stessi esperti affermano che un ulteriore aumento della temperatura di soli due gradi innescherebbe lo scioglimento generalizzato dei ghiacci, ciò farebbe da moltiplicatore al caldo e potrebbe causare il collasso di interi ecosistemi. I geopolitologi ci ricordano che quando l’uomo costruisce un’arma prima o poi la usa. La scoperta dell’arma nucleare rende solo più attenti ma non cambia la natura umana. E la preoccupazione corre soprattutto a quei regimi totalitari, instabili e fortemente ideologizzati, disposti a sfidare il mondo pur di dotarsi dell’arma. I suddetti esperti basano le loro previsioni su relazioni di causa-effetto, le loro sono stime e non vaticini. Le stime sono soggette ad errori ma indicano tendenze e scenari possibili. Se questi scenari non sono incoraggianti rischiano solo di spaventare la gente. È indispensabile perciò che il teologo biblista intervenga e dica quel che gli compete. E cioè che, pur prospettandosi tempi difficili per l’umanità, Dio guida gli eventi perché la fine della storia coincida con una grande e definitiva liberazione. In occasione del Sinodo sull’Eucaristia, tenutosi nell’ottobre dello scorso anno, il tema delle realtà ultime è emerso più volte. Nel corso del dibattito, con forza si è levata la voce: “La Chiesa torni a parlare dell’escatologia”.
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(Pubblicato su Toscanaoggi Forum il 31 dicembre 2006)