martedì 11 marzo 2008

Passaggio a Nord-Ovest

Il calcio è lo sport nazionale della Groenlandia, tuttavia questo Paese non è membro della FIFA. Vocazione all’isolamento? Non in questo caso. La Federazione prevede, infatti, che le partite internazionali vengano disputate su campi di erba e il clima della Groenlandia è talmente rigido da aver finora ostacolato persino la crescita dell’erba. Quest’isola immensa è ricoperta dai ghiacci per l’84% della sua superficie e buona parte di quel 16% non lo è semplicemente perché fa così freddo da non consentire neppure le precipitazioni nevose. Attorno all’anno mille il clima della terra era meno rigido e quel mini-disgelo consentì una maggiore mobilità sui mari settentrionali. Per chiamare Groenlandia – cioè Terra Verde – la sua colonia Erik il Rosso dovette vederla ricoperta di vegetazione; almeno sulle coste meridionali. Con il XIV secolo iniziò quella che i climatologi chiamano Piccola era glaciale, che ebbe il picco più freddo nell’inverno 1708-1709 e che durò fin verso il 1850 quando il clima terrestre ha cominciato nuovamente a scaldarsi. Non si conoscono le cause di quel raffreddamento: si è pensato alla diminuzione dell’attività solare, all’aumento di quella vulcanica e al rallentamento delle correnti oceaniche. Nessuna di queste supposizioni, per quanto verosimili, è stata comprovata. Appare ormai certo, invece, che nel riscaldamento attuale c’entri l’attività umana. Non si sa se da sola o in concorso con altre cause, ma da qualche anno a questa parte sempre più il mondo scientifico è convinto che il clima globale della terra viene influenzato dal consumo dei combustibili fossili. I cambiamenti vanno così acuendosi che ormai si parla apertamente di sconvolgimento climatico; gli effetti sono sotto gli occhi di tutti e tutti cominciamo a farne le spese. Ma forse ciò che maggiormente ci colpisce sono le notizie di eventi testimoniati da pochi, perché si verificano in luoghi poco abitati. Pensiamo alla banchisa artica. Da un paio d’anni si è ridotta tanto da lasciare libero per alcuni mesi quel mitico “passaggio a Nord-Ovest” tra la Baia di Baffin e il Mare di Bering, dall’Atlantico al Pacifico. Un evento che ha sorpreso gli scienziati in quanto verificatosi con decenni d’anticipo sui modelli climatici che lo davano tra il 2030 e il 2050. Qualcuno dirà: “Ebbene, rallegriamoci! Nuove prospettive si aprono per le rotte commerciali”. Certo. Ci rallegriamo anche perché, per la prima volta, quest’anno sui banchi dei supermercati di Groenlandia è possibile trovare verdura coltivata sul posto. E i groenlandesi già sognano la loro terra coprirsi di fattorie e foreste produttive. Ma il punto non è questo. Sappiamo che questi benefici sono marginali rispetto a un malessere generalizzato di cui soffre il nostro pianeta. Anzi, uno studio effettuato dall’università di Santa Barbara, in California, ha documentato scientificamente la stretta connessione tra lo sciogliersi dei ghiacci nelle regioni polari e le precipitazioni pluviali nelle regioni tropicali. Gran parte della Terra diviene inospitale per i suoi abitanti umani. Per una sorta di Nemesi, paesi ostili al pur blando Protocollo di Kyoto – quali Stati Uniti, Cina e India – subiscono sul proprio territorio la furia degli elementi scatenati anche dalle loro emissioni incontrollate. Questo, a mio avviso, è il vero nodo del problema. Pur sapendo, continuiamo nel nostro comportamento distruttivo. È lo stesso atteggiamento del fumatore che conosce benissimo gli effetti del tabacco e tuttavia non smette. Questi sono gli uomini, ed è illusorio pensare di trasferirli in Groenlandia, in Canada o in Siberia. Se non si curano del proprio destino, perché dovrebbero preoccuparsi di quello altrui? Gli uomini sono molto più bravi a farsi la guerra che a solidarizzare. Persino il disgelo dell’Artico va in questo senso e già si scatenano le bramosie territoriali dei Paesi confinanti. Ricordo una vecchia barzelletta sull’Unione Sovietica. Lezione di geografia. Il maestro: “Boris, con chi confina l’Unione Sovietica?”. Boris: “Con chi le pare”. E se la Russia d’un tempo poteva annettersi tutti i territori che le aggradavano con i relativi popoli, figuriamoci se adesso si tratterrà dall’aggregarsi i fondali artici che di popoli non ne hanno. Infatti, dal 2 agosto una bandiera russa di titanio sventola a 4.200 metri di profondità come simbolica presa di possesso della dorsale sottomarina di Lomonossov. Il Canada, dopo tre giorni, ha annunciato la costruzione di una base militare sull’isola di Baffin. Il lupo perde il pelo… Per il momento contentiamoci della prospettiva che la Groenlandia possa finalmente giocare le sue partite di calcio su campi verdeggianti d'erba regolamentare.

(Pubblicato su Toscanaoggi Forum l'11 settembre 2007)